domenica, settembre 23, 2007

MI SONO TRASFERITO

Nuovo indirizzo : www.b0sh.net

lunedì, agosto 20, 2007

Campagnatico, vista dall'alto

Campagnatico, centro del paese

Campagnatico, Villa Bellaria

sabato, agosto 18, 2007

Chi ha paura di andare nel bosco ?

Targa dell'anno di fondazione della Forst (1857)

Mezza pinta di Sixstus alla birreria giardino della Forst

Carezza, vista dal rifugio paolina

Passo Costalunga

Franz was here

venerdì, agosto 03, 2007

VAAAAAAAAAAAAACANZE

Oggi ho finito di lavorare. Per almeno 2 settimane.

Basta !

Vacanze !

Se faccio qualche bella foto la pubblico.

Ciao a tutti, ci si vede dopo il 20 agosto !

lunedì, luglio 30, 2007

Sysadmin Day ( 27 luglio 2007 )

Come al solito me ne dimentico. Vabbe quest'anno sono piu perdonabile visto che, ufficialmente, non faccio piu parte della schiera dei Sysadmin.

Comunque riporto il comunicato (per il prossimo giorno nel 20008, sperando di ricordarmelo ) :

Friday, July 25th, 2008, is the 9th annual System Administrator Appreciation Day. On this special international day, give your System Administrator something that shows that you truly appreciate their hard work and dedication.

Let's face it, System Administrators get no respect 364 days a year. This is the day that all fellow System Administrators across the globe, will be showered with expensive sports cars and large piles of cash in appreciation of their diligent work. But seriously, we are asking for a nice token gift and some public acknowledgement. It's the least you could do.

Consider all the daunting tasks and long hours (weekends too.) Let's be honest, sometimes we don't know our System Administrators as well as they know us. Remember this is one day to recognize your System Administrator for their workplace contributions and to promote professional excellence. Thank them for all the things they do for you and your business.

Venerdi 25 Luglio 2008 è il nono giorno annuale della gratitudine verso il Sistemista. In questa ricorrenza internazionale date al vostro sistemista qualcosa che dimostri che apprezzate sinceramente il suo duro lavoro.

Considerate che un Sistemista viene trattato senza alcun rispetto 364 giorni all'anno. Questo è il giorno in cui tutti i colleghi sistemisti in tutto il mondo, vorrebbero essere festeggiati con costose auto sportive ed enormi quantità di denaro come premio per il loro diligente lavoro. Ma siamo seri, noi chiediamo solo un simpatico oggettino in regalo e un pò di pubblico riconoscimento. E' il minimo che potete fare.

Considera tutti gli irritanti compiti e le lunghe ore di lavoro ( inclusi anche i weekend ). Siamo onesti, alle volte noi non conosciamo il nostro Sistemista bene come lui conosce noi. Ricorda questo è il giorno per riconoscere al tuo Sistemista il suo contributo al lavoro di tutti e per promuovere l'eccellenza professionale. Un grazie a loro per tutte le cose che fanno per te e per il tuo business

venerdì, luglio 27, 2007

La settimana secondo Enumac

Sonnodì, Recuperodì, Stressodì, Scassodì, Svaccodì, Spassodì e finalmente...Dormenica

venerdì, giugno 29, 2007

Quando i sistemisti dominarono la terra [3]

I newsgroup si stavano riempiendo velocemente. Erano stati annunciati in news.admin.net-abuse-email, dove bazzicavano tutti quelli impegnati alla lotta contro lo spam e dove da tempo si era sviluppato un forte cameratismo in risposta ad attacchi su larga scala.

I nuovi gruppi erano alt.november5-disaster.recovery e le diverse ramificazioni: .recovery.governace, .recovery.finance, .recovery.logistics e .recovery.defence. Sempre sia lodata l'incasinata gerarchia alt. e tutti quelli che la frequentano.

I sistemisti uscirono allo scoperto. Il Googleplex1 era online, e la valente Queen Kong teneva a bada il suo branco di galoppini su rollerblade che pattinavano per il gigantesco data-center, estraendo server defunti e premendo tasti di reset.

L'Internet Archive installato al Presidio2 era offline, ma il mirror ad Amsterdam funzionava ancora; dopo che modificarono il DNS praticamente non si notava nessuna differenza. Amazon era giù. Paypal era su. Blogger, Typepad e Livejournal erano tutti su e si stavano riempiendo di milioni di post di sopravvissuti spaventati che si stringevano l'un l'altro in cerca di calore elettronico.

Le gallerie fotografiche di Flickr erano terrificanti. Felix cancellò la sua iscrizione dopo che ebbe visto la foto di una donna e di un bambino morti in cucina, contorti dall'agente biologico come un agonizzante geroglifico. Non somigliavano a Kelly e a 2.0, ma non era necessario. Felix non riusciva comunque a smettere di tremare.

Wikipedia era su, ma faticava sotto carico. Le mail di spam arrivavano come se non fosse successo niente. Gli worm vagavano per la rete.

Il posto dove c'era il fermento maggiore era .recovery.logistics.


> Possiamo utilizzare il meccanismo di votazione dei newgroup per tenere le elezioni

Felix era certo che avrebbe funzionato. Il meccanismo di votazione usato su Usenet veniva utilizzato da più di venti anni e non aveva mai dimostrato difetti sostanziali.

> Eleggeremo rappresentanti regionali e loro sceglieranno un Primo Ministro

Gli americani insistevano per avere un Presidente, ma Felix non era d'accordo. Il titolo sembrava troppo fazioso. Il suo futuro non sarebbe stato un futuro americano. Quest’ultimo se ne era andato assieme alla Casa Bianca. Voleva che le prospettive fossero più ampie.

C'erano dei sistemisti francesi della France Telecom. Il datacenter della EBU era stato risparmiato dagli attacchi che avevano colpito Ginevra ed era pieno di sardonici tedeschi il cui inglese era migliore di quello di Felix. Andavano d'accordo con quello che rimaneva del team della BBC a Canary Wharf.

In .recovery.logistics parlavano un inglese poliglotta e Felix cavalcava l'onda. Alcuni degli amministratori stavano placando le stupide e inevitabili flame grazie alla pratica di lunghi anni. Alcuni intervenivano con utili consigli:

quelli che credevano che Felix si fosse bevuto il cervello erano sorprendentemente pochi.


> Credo che dovremmo tenere elezioni il prima possibile. Domani al più tardi.

> Non possiamo governare senza il consenso dei governati.


Entro pochi secondi gli arrivò la risposta nella casella di posta.


> Non puoi dire sul serio. Il consenso dei governati? A meno che

> non mi sfugga qualcosa, la maggior parte delle persone che ti

> proponi di governare è impegnata a vomitare le proprie budella,

> o a camminare in stato confusionario per le strade.

> Quando potranno votare LORO?


Felix dovette ammettere che aveva ragione. Queen Kong era perspicace. Non c'erano molte donne sistemiste, e questa era una vera tragedia. Non ci si poteva permettere che donne come Queen Kong rimanessero fuori dai giochi. Doveva inventarsi una soluzione per avere una sufficiente partecipazione femminile nel suo nuovo governo. Obbligare ogni regione a eleggere una donna per ogni uomo?

Si mise a dibattere piacevolmente con lei. Le elezioni le avrebbero tenute l'indomani; ci avrebbe pensato lui.

“Primo Ministro del Cyberspazio? Perché allora non ti fai chiamare Gran Funtone dello Spazio Dati Globale? È più altisonante, più figo e ha esattemente la stessa utilità.”

Will dormiva nello spazio accanto al suo, su nel bar, con Van dall'altro lato. La stanza puzzava come un cesso: venticinque sistemisti che non si lavavano da almeno un giorno erano tutti ammassati nella stessa stanza. Per alcuni di loro si trattava sicuramente di molto, molto più di un giorno.

“Sta' zitto, Will,” disse Van. “Tu volevi spegnere Internet.”

“Ti devo correggere: io voglio spegnere Internet. Tempo presente.”

Felix socchiuse un occhio. Era talmente stanco che gli sembrava di sollevare dei pesi.

“Senti, Sario – se non sei d'accordo con il mio programma, presentane uno tuo. C'è un sacco di gente che crede che io stia sparando stronzate, e io li rispetto, visto che o sono candidati contro di me o supportano qualcuno che lo è. Sono queste le tue scelte. Quello che non è presente nel menù invece è lamentarsi di tutto e limitarsi a contestare. Ora dormi, o vai a scrivere il tuo programma.”

Alzatosi lentamente, Sario srotolò la giacca che usava come cuscino e la indossò.

“Andate a cagare, ragazzi. Me ne vado.”

“Credevo che sarebbe rimasto qui per sempre,” disse Felix rigirandosi. Rimase sveglio per molto tempo: pensava alle elezioni.

C'erano altri candidati. Alcuni di loro non erano nemmeno sistemisti. Un senatore americano rifugiato nella sua casa estiva nel Wyoming possedeva generatori di elettricità e un telefono satellitare. In qualche modo aveva trovato il newsgroup giusto e si era proposto. Degli hacker anarchici italiani bombardarono il newsgroup per tutta notte con sgrammaticati sproloqui circa la destituzione del “concetto di governo” nel mondo nuovo. Guardando il loro segmento di rete, Felix dedusse che erano probabilmente sepolti in un piccolo istituto di Progettazione Interattiva nei pressi di Torino. L'Italia era stata colpita molto duramente, ma questa cella di anarchici era riuscita a prendere residenza nel villaggio virtuale.

Un sorprendente numero di candidati aveva nel proprio programma lo spegnimento di Internet.

Felix aveva i suoi dubbi sul fatto che fosse possibile fare una cosa del genere, ma poteva capire l'impulso di portare a termine il lavoro e dire addio al mondo. Perché no?

Si addormentò mentre pensava alle eventuali azioni necessarie per spegnere Internet ed ebbe degli incubi nei quali era l'ultimo e solo difensore della rete.

Un suono ruvido e frusciante lo svegliò. Si rigirò e vide che Van si era messo a sedere, accovacciato, e intento a grattarsi vigorosamente le braccia magre. Erano ormai del colore della carne sotto sale e sembravano squamate. Illuminati dalla luce che entrava dalle finestre del bar, piccoli brandelli di pelle volteggiavano e danzavano in grandi nuvole.

“Cosa stai facendo?” Felix si mise seduto. Osservare le unghie di Van che graffiavano la pelle gli fece venire prurito per simpatia. Erano passati tre giorni da quando si era lavato i capelli per l'ultima volta e ogni tanto gli sembrava di avere in testa piccoli insetti intenti a scavargli la pelle per deporci le uova. La notte precedente si era toccato dietro le orecchie per sistemarsi gli occhiali; le sue dita erano rimaste lucide di denso sebo. Se non faceva la doccia per un paio di giorni dietro alle orecchie gli spuntavano punti neri, talvolta foruncoli giganti, che Kelly con un piacere perverso faceva scoppiare.

“Mi sto grattando,” disse Van. Cominciò a lavorarsi la testa, immettendo nell'aria una nuvola di forfora che andava ad aggiungersi alle schifezze che aveva già rimosso dalle estremità. “Dio, mi prude dappertutto.”

Felix prese il Maggiore McCheese dallo zainetto di Van e lo collegò a uno dei cavi ethernet che serpeggiavano lungo tutto il pavimento. Cercò in Google qualcosa che potesse essere collegata a questo. “Prurito” diede come risultato 40.600.000 link. Provò a effettuare ricerche composte e ottenne risultati più precisi.

“Credo che sia un eczema da stress,” disse infine Felix.

“No, non ho mai avuto eczemi,” disse Van.

Felix gli mostrò delle disgustose foto di pelli arrossate, irritate e bianco-squamate. “Eczema causato da stress,” disse, leggendo la didascalia.

Van si esaminò le braccia. “Ho un eczema,” disse.

“Qui dice di tenerlo idratato e di provare ad applicare della crema al cortisone. Dovresti cercare nel kit di pronto soccorso nei bagni del secondo piano. Credo di averne visto un tubetto.” Come tutti gli altri sistemisti, Felix aveva rovistato negli uffici, nei bagni, nelle cucine e nei magazzini, imboscandosi nello zaino un rotolo di carta igienica e tre o quattro barrette energetiche. Vigeva il tacito accordo di spartirsi il cibo della caffetteria, ma ogni sistemista scrutava gli altri alla ricerca di segni di ingordigia o incetta. Tutti erano convinti che la gente prendeva le cose di nascosto, e questo perché quando nessuno li guardava erano loro stessi a farlo.

Van si alzò e quando il suo volto fu illuminato Felix notò quanto i suoi occhi fossero gonfi. “Chiederò nella mailing-list se qualcuno ha qualche antistaminico,” disse.

Dopo poche ore dalla fine della prima riunione erano state create quattro mailing-list e tre wiki per i sopravvissuti del palazzo, ma nei giorni successivi si erano accordati per usarne una sola. Felix era ancora iscritto ad una piccola lista con cinque dei suoi più fidati amici, due dei quali erano intrappolati in data-center esteri. Sospettava che anche altri conoscessero persone in situazioni analoghe.

Van si allontanò. “In bocca al lupo per le elezioni,” disse, dandogli un buffetto sulla spalla.

Felix si mise in piedi e cominciò a camminare, fermandosi solo per guardare fuori dalle finestre sudicie. Toronto bruciava ancora, forse più di prima. Aveva cercato mailing-list o blog frequentati da abitanti della città, ma gli unici che aveva trovato erano quelli tenuti da altri nerd chiusi in altri data-center. Era possibile – anzi, probabile – che i sopravvissuti avessero urgenze più grandi rispetto a quella di scrivere in Internet. Il telefono di casa sua per metà del tempo funzionava ancora, ma dopo il secondo giorno aveva smesso di chiamarlo; dopo aver sentito la voce di Kelly nella segreteria per la quindicesima volta era scoppiato a piangere nel mezzo di una riunione. Non era il solo a cui era successo.

Giorno di elezioni. Il momento della verità.

> Sei nervoso?

> No,

digitò Felix.

> Non mi interessa molto vincere, se devo essere sincero. Sono solo contento che questa cosa venga fatta. L'alternativa era restare seduti e rigirarsi i pollici, in attesa che arrivasse qualcuno che sfondasse la nostra porta d'ingresso.

Il cursore lampeggiava. Queen Kong rispondeva con lentezza, essendo impegnata a tenere a bada la sua banda di Googloidi a spasso per il Googleplex, e facendo il possibile per tenere in piedi il suo data-center. Tre dei centri oltreoceano erano andati offline e due delle loro sei linee dati ridondanti erano bruciate. Fortunatamente per lei, il numero di ricerche al secondo si era molto abbassato.

> La Cina c'è ancora

gli scrisse. Queen Kong aveva una grande lavagna con una mappa del mondo colorata a seconda delle ricerche che venivano fatte a Google ogni secondo, e riusciva a farci meraviglie, mostrando con grafici colorati l'evolversi del collasso. Aveva messo a disposizione un sacco di filmati che mostravano come le bombe e il morbo avevano colpito il globo: era evidente l'incremento iniziale di ricerche da parte delle persone che volevano capire cosa stesse succedendo, seguito dal macabro e improvviso decrescere dopo che il morbo aveva preso piede.

> La Cina è circa al novanta per cento dei suoi livelli abituali

Felix scosse il capo.

> Non puoi credere che siano loro i responsabili

> No

gli rispose. Cominciò a scrivere ancora qualcosa e si interruppe.

> No, certo che no. Credo nell'Ipotesi Popovich. Gruppi di stronzi che si usano l'un altro come copertura. Ma la Cina è riuscita a sopprimerli con molta più decisione e velocità di qualsiasi altro. Forse abbiamo finalmente scoperto a cosa servono i regimi totalitari.

Felix non riuscì a resistere. Scrisse:

> Sei fortunata che il tuo capo non possa leggere quello che hai scritto. Voialtri eravate dei sostenitori piuttosto entusiasti del progetto del Great Firewall of China3.

> Non è mai stata una mia idea

gli scrisse.

> E il mio capo è morto. Probabilmente sono morti tutti. Tutta la Bay Area è stata colpita duramente, e oltre a questo c'è stato il terremoto.

Avevano guardato il report automatico dell'USGS dopo la scossa di 6.9 gradi Richter che aveva sfasciato la California settentrionale da Gilroy fino a Sebastapol. Le webcam a Soma rivelavano la portata dei danni – esplosioni dovute al gas, edifici non completamente antisismici crollati come fossero stati dei modellini presi a calci. Il Googleplex, sospeso su una serie di molle d'acciaio giganti, era oscillato come un piatto di gelatina; i rack erano rimasti al loro posto e la ferita più grave era stato l'occhio nero di un sistemista che si era beccato una pinza crimpatrice volante sulla faccia.

> Scusa, mi ero scordato

> Non fa niente. Tutti abbiamo perso qualcuno, giusto?

> Sì, sì. Comunque, non sono preoccupato per le elezioni. Può vincere chiunque, basta che facciamo QUALCOSA.

> Non se vince uno dei cazzoni.

Cazzoni era l'epiteto che alcuni sistemisti avevano adottato per riferirsi al gruppo che voleva spegnere Internet. L'aveva coniato Queen Kong – inizialmente a quanto pare era da lei utilizzato come nome comune per identificare tutti i manager IT incapaci che si era divorata nel corso della sua carriera.

> Non vinceranno. Sono semplicemente tristi e stanchi. Con il vostro appoggio porteremo a casa il risultato

I Googloidi erano uno dei gruppi più grossi e potenti rimasti, assieme ai ragazzi dei collegamenti satellitari e a quelli dei collegamenti transoceanici. L'appoggio di Queen Kong era stato una sorpresa, e quando le aveva scritto lei aveva risposto succintamente: 'non possiamo far governare i cazzoni'.

> gtg4

gli scrisse, prima che le cadesse la connessione. Felix aprì un browser e provò ad andare su google.com. Ricevette un errore di time out. Premette il pulsante Aggiorna, successe di nuovo. Lo premette ancora, e la home page di Google tornò online. Qualsiasi cosa fosse capitata dalle parti di Queen Kong – blackout, worm, un altro terremoto – lei ci aveva posto rimedio. Sbuffò quando vide che avevano sostituito le O nel logo di Google con immagini di piccoli pianeti Terra, dai quali spuntavano funghi atomici.

Quando i sistemisti dominarono la terra [2]

I generatori entrarono in funzione un minuto dopo. I sistemisti si precipitarono in massa giù dalle scale. Felix prese Van per un braccio e lo trattenne.

“Forse dovremmo aspettare qui in sala, almeno fino a quando questo casino non passa.”

“E Kelly?” disse Van.

A Felix sembrava di dover vomitare da un momento all'altro. “Dobbiamo tornare in sala server.” La sala aveva filtri dell'aria per eliminare il microparticolato.

Corsero su per le scale fino alla grande sala. Felix aprì la porta, lasciando poi che si chiudesse alle sue spalle.

“Felix, devi andare a casa – “

“È un'arma biologica,” disse Felix. “Un super batterio. Saremo al sicuro qui, credo, almeno finché i filtri lo terranno fuori.”

“Come?”

“Vai su IRC,” disse.

Ci andarono. Van aveva il suo Maggiore McCheese, Felix utilizzò Puffetta. Saltarono da un canale all'altro della chat finché non ne trovarono uno con dei nick familiari.

> il pentagono è andato/la casa bianca pure

> I MIEI VICINI VOMITANO SANGUE DAL LORO BALCONE A SAN DIEGO

> Qualcuno ha fatto crollare il cetriolo1. I banchieri stanno scappando dal centro come topi.

> Ho sentito che il Ginza sta andando a fuoco.

Felix digitò: Sono a Toronto. Abbiamo appena visto la CN Tower crollare. Ho letto notizie di armi biologiche, qualcosa di molto rapido.

Van lo lesse e disse: “Non puoi sapere quanto sia veloce, Felix. L'esposizione potrebbe essere cominciata anche tre giorni fa.”

Felix chiuse gli occhi. “Se così fosse io e te dovremmo cominciare ad accusare dei sintomi, credo.”

> Sembra che un'onda elettromagnetica abbia messo fuorigioco Hong Kong e forse anche Parigi – a giudicare dai filmati satellitari sembrano completamente buie, tutti i loro segmenti di rete non routano più

> Sei a Toronto?

Era un nick sconosciuto.

> Sì – Front Street.

> Mia sorella si trova al UofT e nn riesco a sentirla, puoi kiamarla?

> I telefoni non funzionano

Scrisse Felix, fissando sul cellulare la scritta ERRORE DI RETE.

“Ho un soft phone sul Maggiore McCheese,” disse Van, lanciando l'applicazione di voice over ip. “Mi è venuto in mente adesso.”

Felix gli prese il portatile e compose il numero di casa. Fece uno squillo, poi ci fu un suono piatto e belante, simile a una di quelle ambulanze che si vedono nei film italiani.

Alzò lo sguardo su Van e vide le sue magre spalle tremare. Van disse: “Santissima e stronzissima merda. È la fine del mondo.”


***


Felix si staccò da IRC un'ora più tardi. Atlanta era bruciata. Manhattan era radioattiva – abbastanza da fottere tutte le webcam che inquadravano Lincoln Plaza. Diedero tutti la colpa all'Islam finché non fu chiaro che anche La Mecca era un braciere e che i reali sauditi erano stati impiccati davanti ai loro palazzi.

A Felix tremavano le mani, Van stava piangendo in silenzio in un angolo lontano della sala. Cercò nuovamente di chiamare casa, poi provò a mettersi in contatto con la polizia. Non ebbe miglior fortuna rispetto ai venti tentativi precedenti.

Si collegò in ssh al suo computer del piano di sotto e aprì la casella di posta. Spam, spam, spam. Altro spam. Messaggi automatici. Ecco – un messaggio urgente dal sistema di rilevamento intrusioni dell'armadio della Ardent.

Qualcuno stava tentando di entrare nei suoi router ripetutamente e in modo grossolano. L'aggressione non corrispondeva a nessuna firma conosciuta di worm. Seguendo il traceroute scoprì che l'attacco partiva da quello stesso edificio, un piano sotto il suo.

C'erano delle procedure per situazioni del genere. Fece una scansione delle porte del suo aggressore e trovò la porta 1337 aperta – 1337 stava per “leet” ovvero “elite” nel codice numeri/lettere degli hacker. Quello era il genere di porte che gli worm lasciavano aperta per strisciare dentro e fuori dai computer. Cercò su google degli exploit conosciuti che si mettessero in ascolto sulla porta 1337, restrinse il campo utilizzando i dettagli del sistema operativo del server compromesso e infine trovò il colpevole.

Era un worm vetusto, uno per il quale tutte le macchine sarebbero dovute essere protette ormai da anni. Non aveva importanza. Ne aveva il client e lo usò per crearsi un account di root nel sistema, ci si loggò e si diede una guardata in giro.

C'era solo un utente attivo, “scaredy” e controllando il monitor dei processi vide che scaredy aveva lanciato le centinaia di processi che stavano sondando le sue macchine come molte altre.

Aprì una chat.

> Smetti di sondare i miei server.

Si aspettò escandescenze, colpa, negazione. Fu sorpreso.

> Sei nel data center di Front Street?

> Sì.

> Cristo, credevo di essere l'unico sopravvissuto. Sono al quarto piano. Credo che là fuori ci sia un attacco biologico. Non voglio lasciare la sala asettica.

Felix emise un lungo sospiro.

> Mi stavi sondando per farti rintracciare?

> Già

> Brillante

Sveglio, il bastardo.

> Sono al sesto piano. C'è un'altra persona con me.

> Cosa sapete?

Felix copiò il log della chat IRC e aspettò che il tizio lo digerisse. Van stava in piedi e camminava avanti e indietro. I suoi occhi erano velati.

“Van?”

“Mi scappa la pipì.”

“Non possiamo aprire la porta,” disse Felix. “Ho visto una bottiglia di Mountain Dew vuota in quel bidone lì.”

“Giusto,” disse Van. Camminò come uno zombie fino al bidone e tirò fuori la magnum vuota. Si voltò verso il muro.

> Mi chiamo Felix

> Will

Felix pensò a 2.0 e il suo stomaco fece un salto mortale.

“Felix, credo di dover uscire,” disse Van. Stava muovendosi verso la porta stagna. Felix lasciò cadere la tastiera, si mise in piedi e corse a testa bassa verso Van, buttandolo a terra prima che raggiungesse l'uscita.

“Van,” disse, guardando gli occhi velati e assenti del suo amico. “Guardami, Van.”

“Devo uscire,” disse Van. “Devo andare a casa a dar da mangiare ai gatti.”

“C'è qualcosa là fuori, qualcosa di rapido e letale. Forse il vento lo disperderà. Forse non c'è già più. Ma noi ce ne staremo qui finché non saremo certi di non avere altra scelta. Siediti, Van. Siediti.”

“Ho freddo, Felix.”

Si gelava. Sulle braccia Felix aveva la pelle d'oca, i piedi erano dei blocchi di ghiaccio.

“Siediti addosso ai server, vicino alle ventole. Prenditi il caldo che buttano fuori.” Trovò un armadio e ci si rannicchiò contro.

> Sei lì?

> Sempre qui – pensavo alla logistica

> Quanto ci vorrà prima di poter uscire?

> Non ne ho idea

Per un po' di tempo nessuno scrisse niente.

Felix dovette servirsi per due volte della bottiglia di Mountain Dew. Poi fu di nuovo il turno di Van. Felix cercò ancora di chiamare Kelly. Il sito della Metro Police era caduto.

Appoggiò la schiena ai server, scivolò fino a sedersi per terra, cinse le ginocchia tra le braccia e finalmente pianse come un bambino.

Dopo un minuto, Van gli si avvicinò e gli si sedette di fianco, mettendogli un braccio attorno alla spalla.

“Sono morti, Van. Kelly e mio f– figlio. La mia famiglia non c'è più.”

“Non puoi esserne sicuro,” disse Van.

“Sono sicuro a sufficienza. Cristo santo, è la fine di tutto, vero?”

“Terremo duro ancora per qualche ora e poi usciremo. La situazione dovrebbe tornare presto alla normalità. I pompieri sistemeranno le cose. Mobiliteranno l'esercito. Andrà tutto bene.”

A Felix facevano male le costole. Non piangeva da quando era nato 2.0. Strinse con più forza le ginocchia a se.

Poi la porta si aprì.

I due sistemisti che entrarono sembravano spiritati. Uno aveva una maglietta con scritto “TALK NERDY TO ME”, l'altro indossava una camicia della Electronic Frontiers Canada.

“Muovetevi,” disse TALK NERDY. “Ci stiamo radunando all'ultimo piano. Usate le scale.”

Felix si accorse che stava trattenendo il fiato.

Se nell'edificio c'è un agente tossico saremmo infettati ugualmente, prima o poi,” disse TALK NERDY. “Venite, ci vediamo là.”

“C'è una persona al sesto piano,” disse Felix alzandosi in piedi.

“Sì, Will. Lo abbiamo avvisato. È già salito.”

TALK NERDY era uno degli Stronzissimi Sistemisti Infernali che avevano scollegato i grossi router. Felix e Van salirono lentamente le scale mentre i loro passi echeggiavano sulla rampa deserta. Dopo l'aria gelida della sala server, le scale sembravano una sauna.

All'ultimo piano c'era un bar con gabinetti funzionanti, acqua, caffè e macchinette distributrici. Davanti a ognuna di queste cose c'era una coda di sistemisti a disagio. Nessuno guardava in faccia nessuno. Felix si chiese chi di loro fosse Will, poi si mise anche lui in coda per le macchinette.

Prima di finire gli spiccioli riuscì a prendere un paio di barrette energetiche e una tazza gigante di caffè. Van si era conquistato un po' di spazio su un tavolo e Felix vi appoggiò la roba prima di mettersi in coda per il bagno. “Tieni, lasciamene un po',” disse lanciando a Van una delle barrette.

Dopo che tutti i presenti ebbero evacuato, si furono sistemati ed ebbero cominciato a mangiare, TALK NERDY e il suo amico tornarono nuovamente. Tolsero il registratore di cassa all'estremità del bancone e TALK NERDY vi si mise in piedi. Lentamente le conversazioni cessarono.

“Mi chiamo Uri Popovich e lui è Diego Rosenbaum. Grazie a tutti per essere saliti fin qui. Queste sono le cose che sappiamo con certezza: da tre ore l'edificio sta utilizzando i suoi generatori di energia elettrica. Da un'osservazione visuale sembra che il nostro sia l'unico edificio del centro di Toronto che disponga ancora di elettricità – elettricità che dovrebbe durare per altri tre giorni. C'è un agente biologico di origine sconosciuta attivo all'esterno dell'edificio. Uccide in fretta, entro poche ore, e si diffonde nell'aria. Si viene infettati respirando aria contaminata. Le porte di questo edificio non sono state aperte più dalle cinque di questa mattina. Nessuno le dovrà aprire finché io non vi darò il via libera.

“Attacchi diretti alle maggiori città del mondo hanno gettato nel caos i servizi di pronto intervento. Gli attacchi sono di natura elettronica, biologica, nucleare o avvengono per mezzo di esplosivi convenzionali, e sono molto diffusi. Lavoro come esperto della sicurezza e dalle mie parti attacchi a grappolo come questi sono chiamati opportunistici: il gruppo B riesce a far saltare un ponte perché tutti stanno prendendo provvedimenti contro la bomba sporca piazzata dal gruppo A. È ingegnoso. Una cellula di Aum Shin Rikyo ha gassato le metropolitane locali alle 2 di questa mattina – questo è il primo evento che siamo riusciti a individuare, quello che potrebbe essere stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Siamo abbastanza sicuri che Aum Shin Rikyo non possa grave; stare dietro a tutto questo pandemonio: non hanno alcuna esperienza in attacchi informatici e non hanno mai dimostrato l'acume organizzativo necessario per colpire così tanti obiettivi contemporaneamente. In sostanza, non sono abbastanza intelligenti.

“Per il prossimo futuro staremo tappati qui dentro, almeno finché l'arma biologica non sarà stata identificata e dispersa. Faremo manutenzione sui rack e terremo in piedi la rete. Questa è un'infrastruttura critica e il nostro compito è fare in modo che mantenga tutti e cinque i 9 di uptime2. In tempi di emergenza nazionale, la nostra responsabilità perché ciò avvenga è raddoppiata.”

Un sistemista alzò la mano. Era uno dei più giovani del gruppo e indossava con una certa baldanza una maglietta verde dell'Incredibile Hulk.

“ Chi ti ha fatto re?”

“Ho il controllo del sistema di sicurezza principale, le chiavi di tutte le sale e i codici delle porte esterne – che ora sono tutte chiuse, tra l'altro. Sono la persona che vi ha radunati tutti qui e che ha indetto la riunione. Non mi importa se qualcun altro vuole fare il mio lavoro, è un lavoro di merda. Ma qualcuno deve farlo.”

“Hai ragione,” disse il ragazzo. “E io posso farlo bene esattamente quanto te. Mi chiamo Will Sario.”

Popovich guardò il ragazzo dall'alto in basso. “Bene, se mi lascerai finire di parlare, forse quando avrò concluso ti passerò le consegne.”

“Per carità, finisci pure.” Sario gli diede le spalle e andò alla finestra. Guardava con intensità l'esterno. Lo sguardo di Felix ne fu attirato, vide diversi pennacchi di fumo nero che si alzavano dalla città.

L'impeto di Popovich era sparito. “Allora, cosa facciamo?” chiese.

Dopo una prolungata pausa di silenzio il ragazzo si guardò attorno. “Toh, è arrivato il mio turno?”

Ci fu un diffuso e benevolente ridacchiare.

“Ecco cosa penso,” disse Will. ”Il mondo sta andando a puttane. Ci sono attacchi coordinati diretti a tutte le infrastrutture critiche. C'è solo un modo per sincronizzare questi attacchi con tale perfezione: via Internet. Anche se sposiamo la tesi dei colpi opportunistici, dobbiamo chiederci come possa venire organizzato un attacco opportunistico nel giro di pochi minuti: solo via Internet.”

“Quindi credi che dovremmo buttare giù Internet?” Popovich accennò una risata, ma smise subito quando Sario non rispose.

“L'attacco della scorsa notte ha messo quasi del tutto fuori gioco Internet. Un piccolo DoS verso i router critici, un po' di casino con i DNS e la rete è andata a gambe all'aria, neanche fosse la figlia di un prete. La polizia e i militari sono un branco di utonti tecnofobici, non utilizzano la rete quasi per niente. Se la buttiamo giù, recheremo agli aggressori un danno proporzionalmente maggiore. Quando verrà il momento potremo ricostruirla.”

“Stai sparando un mucchio di stronzate,” disse Popovich, che era rimasto letteralmente a bocca aperta.

“È semplicemente logico,” disse Sario. “A molte persone non piace confrontarsi con la logica quando impone decisioni difficili. Ma questo è un problema delle persone, non della logica.”

Da un rumoreggiare sommesso, le conversazioni si tramutarono presto in fragore.

“State ZITTI!” Sbraitò Popovich. Il chiasso si abbassò di un Watt. Popovich urlò ancora, pestando il piede sul bancone. Finalmente si ristabilì una parvenza d'ordine. “Uno per volta,” disse infine. Era rosso in viso e teneva le mani piantate in tasca.

Un sistemista voleva rimanere. Un altro voleva andarsene. Avrebbero dovuto nascondersi tra i server. Avrebbero dovuto fare un inventario delle provviste e nominare un quartiermastro. Avrebbero dovuto uscire e cercare al polizia o dare una mano negli ospedali. Avrebbero dovuto nominare delle guardie per sorvegliare gli ingressi.

Felix si sorprese con la mano alzata. Popovich gli diede la parola.

“Mi chiamo Felix Tremont,” disse mettendosi in piedi sopra a un tavolo ed estraendo il suo palmare. “Voglio leggervi una cosa.

“'Governi del Mondo Industriale, stanchi giganti di carne e acciaio, chi vi parla proviene dal cyberspazio, la nuova casa della Mente. In nome del futuro, chiedo a voi del passato di lasciarci in pace. Non siete i benvenuti tra di noi. Dove noi ci riuniamo, voi non avete autorità.

“'Non abbiamo un governo eletto, né abbiamo intenzione di averne uno, per questo mi rivolgo a voi senza autorità più grande di quella con la quale sempre parla la libertà stessa. Dichiaro lo spazio sociale che stiamo costruendo indipendente, per sua natura, dalle tirannie che cercate di imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci né possedete alcun metodo di coercizione che noi dobbiamo ragionevolmente temere.

“'I governi ottengono i loro legittimi poteri dal consenso dei governati. Voi non avete mai richiesto né ottenuto il nostro consenso. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete, né conoscete il nostro mondo. Il Cyberspazio non sta all'interno delle vostre frontiere. Non crediate di poterlo costruire come se non fosse altro che il progetto di un cantiere di un'opera pubblica. Non potete. È un fenomeno naturale e cresce spontaneamente attraverso le nostre azioni collettive.'

“È tratto dalla Dichiarazione di Indipendenza del Cyberspazio, è stato scritto dodici anni fa. Prima d'ora credevo che fosse una delle cose più belle che avessi mai letto. Prima d'ora desideravo che mio figlio crescesse in un mondo in cui il cyberspazio fosse libero – e che la sua libertà infettasse il mondo fisico, cosicché anche anche questo diventasse più libero.”

Deglutì con difficoltà e si strofinò gli occhi con il dorso della mano. Van gli diede una goffa pacca sulla scarpa.

“Oggi il mio meraviglioso figlio e la mia stupenda moglie sono morti. Assieme a loro, altri milioni di persone. La nostra città sta andando letteralmente a fuoco. Altre sono scomparse completamente dalle mappe.”

Ricacciò indietro un singhiozzo e deglutì di nuovo.

“In tutto il mondo, persone come noi sono radunate in edifici come questo. Quando è avvenuto il disastro anche loro stavano cercando di riparare i danni del worm della scorsa notte. Abbiamo fonti indipendenti di energia. Cibo. Acqua.

“Abbiamo la rete, che i cattivi sanno usare così bene, mentre i buoni non l'hanno mai capita.

“Condividiamo l'amore per la libertà, perché ci prendiamo a cuore le cose; perché ci prendiamo cura della rete. Siamo responsabili dello strumento organizzativo e governativo più importante che si sia mai visto nel mondo. Siamo la cosa più simile a un governo che il mondo in questo momento può avere. Ginevra è un cratere. L'East River è in fiamme e il palazzo delle Nazioni Unite è stato evacuato.

“La Repubblica Distribuita del Cyberspazio è sopravvissuta a questa tempesta praticamente illesa. Siamo i custodi di un macchinario mostruoso e immortale, un macchinario che ha la potenzialità di costruire un mondo migliore.

“Non mi resta altro per cui vivere.”


Gli occhi di Van erano pieni di lacrime. Non era il solo. Nessuno applaudì, ma fecero di meglio. Mantennero per diversi secondi un rispettoso e assoluto silenzio, che si prolungò fino a un minuto.


“Come possiamo riuscirci?” chiese Popovich, senza traccia di sarcasmo.

Quando i sistemisti dominarono la terra [1]

Introduzione: Della stessa pasta delle storie della sala macchine di Davide Bianchi, una altro racconto che porterà molti studenti di informatica a tentare la via del SysAdmin. Questa è dichiaratamente fantastica ma con un ironia di fondo molto simile. Leggete e divertitevi.

Quando i sistemisti dominarono la terra
di Cory Doctorow
Traduzione di Stefano Bonora
Via Buforana

Prima parte



Quando il telefono speciale di Felix squillò alle due di notte, Kelly, rigirandosi, gli tirò un pugno sulla spalla, per poi sibilargli: “Perché non spegni mai quel cazzo di coso prima di andare a letto?”

“Perché devo essere reperibile.” rispose.

“Non sei un cazzo di dottore,” disse lei, tirandogli un calcio. Nel frattempo Felix si era seduto sul bordo del letto per infilarsi i calzoni che aveva lasciato sul pavimento appena prima di andare a dormire. “Sei un dannato sistemista.”

“È il mio lavoro,” disse lui.

“Ti sfruttano come una bestia da soma,” disse lei. “E lo sai che ho ragione. Per amor del cielo, sei un padre di famiglia ora, non puoi metterti a correre nel mezzo della notte ogni volta che qualcuno non riesce a scaricarsi i porno. Non rispondere a quel telefono.”

Felix sapeva che lei aveva ragione. Rispose al telefono.

“I router principali non rispondono. Il BGP non risponde.” Visto che alla voce meccanica del sistema di controllo gli insulti non facevano alcun effetto , la insultò, e questo lo fece sentire un poco meglio.

“Forse riesco a sistemarlo da qui,” disse. Poteva collegarsi all'UPS del rack e riavviare i router. L'UPS stava in un segmento di rete differente, con router indipendenti e sistemi di alimentazione di emergenza separati.

Kelly sedeva sul letto, una forma indistinta contro la testata. “In cinque anni di matrimonio non sei mai riuscito a sistemare niente da qui.”

Questa volta aveva torto – sistemava le cose da remoto continuamente, ma con discrezione e senza farne drammi, ed era per questo che lei non se ne ricordava. Ma allo stesso tempo aveva anche ragione – dai log si vedeva chiaramente che dopo l'una di notte niente poteva essere più sistemato senza prendere la macchina e andare fino al rack. Era la Legge della Malvagità Universale, conosciuta anche come la Legge di Felix.

Cinque minuti dopo Felix era al volante. Non era riuscito a sistemarlo da casa. Anche la rete dei router indipendenti era giù. L'ultima volta che accadde fu perché un muratore rimbecillito aveva tranciato con la macchina scava-fosse il principale condotto dati del data-center. Per una settimana Felix si era unito allo squadrone di cinquanta furiosi amministratori di sistema, in piedi davanti alla buca ad insultare quei poveracci costretti a lavorare giorno e notte per ricollegare tra loro diecimila cavi spezzati.

Il telefono suonò altre due volte mentre era in macchina, e lui lasciò che la voce automatica sovrastasse l'autoradio e recitasse il malfunzionamento di altre infrastrutture di rete dagli altoparlanti. Poi chiamò Kelly.

“Ciao,” disse lui.

“Non fare il ruffiano. Guarda che dalla voce si sente.”

Sorrise involontariamente. “Ma no, ho controllato, nessuna ruffianeria.”

“Ti amo, Felix,” disse lei.

“E io sono completamente pazzo di te, Kelly. Torna a letto.”

“Due punto zero è sveglio,” disse. Il bambino era in beta test quando stava nel suo grembo; quando le acque le si ruppero lui ricevette la chiamata e si precipitò fuori dall'ufficio gridando Stiamo andando in Gold! Cominciarono a chiamarlo 2.0 prima che smettesse di piangere il suo primo pianto. “Questo piccolo bastardo è nato per succhiare capezzoli.”

“Mi spiace di averti svegliata,” disse. Era quasi arrivato al data-center. Non c'è traffico alle due di notte. Rallentò e accostò prima dell'ingresso del garage. Non voleva far cadere la linea andando sottoterra.

“Non è perché mi hai svegliato,” disse lei. “Lavori lì da sette anni. Hai tre dipendenti che rispondono a te. Quel telefono devi darlo a loro. Tu hai già dato abbastanza.”

“Non mi va di chiedere di fare qualcosa che non sono disposto a fare anch'io,” disse.

“Ma tu l'hai già fatto,” disse lei. “Te lo chiedo per piacere. Odio svegliarmi e trovarmi sola. Di notte mi manchi tantissimo.”

“Kelly – ”

“Non sono più arrabbiata. Mi manchi e basta. Quando sei con me faccio bei sogni.”

“OK,” disse.

“Tutto qui?”

“Esatto. Tutto qui. Non voglio che tu abbia gli incubi e ho già dato abbastanza. Da ora in avanti farò le reperibilità notturne solo per coprire i periodi di ferie.”

Lei rise. “I sistemisti non vanno in ferie.”

“Il tuo ci andrà,” le disse. “Promesso.”

“Sei meraviglioso. Oddio, che schifo. 2.0 ha appena fatto un core dump sulla mia vestaglia.”

“E bravo il mio ragazzo.”

“Tutto suo padre,” disse lei. Riattaccò e Felix condusse la macchina fino al parcheggio del data-center, fece passare il tesserino e sollevò una stanca palpebra per permettere allo scanner di retine di dargli una bella guardata all'occhio assonnato.

Si fermò al distributore per prendersi una barretta energetica al guaranà-medafonil e del velenoso caffè da macchinetta. Sbranò la barretta e sorseggiò il caffè dalla tazza a prova di rovesciamento, quindi la porta interna gli lesse la forma della mano e lo misurò per un istante. Si aprì con un sospiro e una ventata di aria a pressione positiva lo investì quando infine riuscì a entrare nel sancta sanctorum.


Era un casino. I rack sono progettati per permettere a due o tre sistemisti di lavorarci attorno contemporaneamente. Ogni altro centimetro cubo è destinato alle ronzanti fila di server, router e dischi. Ma in quell'istante non erano meno di venti i sistemisti che si accalcavano attorno agli armadi. Formavano la prevedibile adunata di magliette nere dalle scritte incomprensibili e di pance cascanti sopra a cinture dalle quali pendevano telefonini e coltellini.

Di solito in sala server ci si congela, ma tutti quei corpi stavano surriscaldando il piccolo spazio chiuso. In cinque o sei alzarono lo sguardo e sorrisero quando Felix li oltrepassò. Due lo salutarono per nome. Infilò la pancia tra la calca e i rack, fino ad arrivare all'armadio della Ardent all'altro lato della stanza.

“Felix.” Era Van, che quella notte non era reperibile.

“Che ci fai qui?” disse Felix. “Non serve a nessuno se domani siamo entrambi in coma.”

“Come? Ah, no, la mia macchina personale è laggiù. È caduta attorno all'una e mezza e sono stato svegliato dal sistema di controllo. Avrei dovuto chiamarti per dirti che stavo venendo giù io, ti avrei risparmiato il viaggio.”

Il server personale di Felix – condiviso con altri cinque amici – stava in un armadio al piano di sotto. Si chiese se anche quello fosse offline.

“Che sta succedendo?”

“Un attacco massiccio di flashworm. Qualche stronzo ha fatto dei test Monte Carlo su tutti i blocchi di IP, inclusi gli IP versione 6 e si è preso tutte le macchine Windows della rete. Tutti i grossi Cisco hanno le interfacce di amministrazione su IPv6 e si inchiodano se ricevono più di 10 test simultanei, il che vuol dire che tutti i nodi di interscambio sono caduti. Anche il DNS è fottuto, come se qualcuno la scorsa notte avesse fatto zone poisoning. Ah, c'è anche un componente email e messenger che invia dei messaggi realistici ai contatti che si hanno in rubrica e riesce a sostenere in modo convincente dei semplici dialoghi in stile Eliza, per indurre le persone ad aprire un allegato con un virus.”

“Cazzo.”

“Già.” Van era un sistemista di tipo due, alto più di due metri, capelli raccolti in una lunga coda di cavallo, pomo d'adamo ballonzolante. Dal suo ampio petto la maglietta diceva SCEGLI LA TUA ARMA e mostrava una serie di dadi poliedrici da gioco di ruolo.

Felix era un sistemista di tipo uno, con una trentina di chili di troppo tutti distribuiti al centro e una barba piena e ordinata che cresceva sui suoi menti extra. La sua maglietta diceva HELLO CTHULHU e mostrava uno Cthulhu carino e senza bocca stile Hello Kitty. Van e Felix si conoscevano da quindici anni, essendosi incontrati prima in Usenet, poi di persona a Toronto per un raduno di Freenet a base di birra; in seguito si erano incontrati anche a una o due convention di Star Trek, fino a che Van fu assunto da Felix per lavorare con lui alla Ardent. Era affidabile e metodico. Avendo studiato da Ingegnere Elettrico teneva una serie di blocchi di carta nei quali annotava tutti i dettagli delle operazioni che svolgeva, completi di data e ora.

“Questa volta non è un PEBKAC,” disse Van. Problem Exists Between Keyboard and Chair1. I trojan2 mandati per posta rientrano in questa categoria – se le persone fossero abbastanza intelligenti da non aprire allegati sospetti, i trojan sarebbero una cosa del passato. Ma dei worm che si mangiano router Cisco non sono un problema legato agli utonti – sono un problema legato a ingegneri incompetenti.

“No, è colpa di Microsoft,” disse Felix. “Ogni volta che devo lavorare alle due di notte o è per un PEBKAC o è per colpa di Winzozz.”

Alla fine scollegarono semplicemente i dannati router dalla rete. Non fu Felix a farlo, ovviamente, anche se aveva una voglia matta di riavviarli dopo aver disabilitato le interfacce su IPv6. Fu una coppia di massicci Stronzissimi Sistemisti Infernali3 che per avere accesso al rack dovettero girare due chiavi contemporaneamente, come le guardie dei depositi missilistici. D'altra parte il 95% del traffico a lunga distanza canadese passava da questo edificio. La sicurezza doveva essere maggiore di quella di molti siti missilistici.

Felix e Van rimisero in funzione uno alla volta i computer della Ardent. Erano martellati dalle sonde degli worm – l'aver ripristinato i router aveva esposto agli attacchi i rack situati a valle. Ogni computer in Internet o stava affogando sommerso dagli worm o li stava diffondendo, o faceva entrambe le cose. Fu soltando dopo un centinaio circa di timeout che Felix riuscì a raggiungere NIST e Bugtraq e a scaricare un aggiornamento del kernel che avrebbe dovuto ridurre il carico che gli worm generavano sulle macchine in sua gestione. Erano le dieci di mattina, ed era tanto affamato da volersi mangiare le suole delle scarpe, ma ricompilò i suoi kernel e riportò le macchine online. Le lunghe dita di Van volavano sulla tastiera di amministrazione e la lingua gli sporgeva dalle labbra mentre lanciava su ciascun computer i programmi di diagnostica.

“Avevo duecento giorni di uptime su Greedo,” disse Van. Greedo era il server più vecchio dell'armadio, risaliva al tempo in cui battezzavano i computer secondo i personaggi di Star Wars. Poi erano passati ai Puffi e, visto che i Puffi erano finiti, avevano iniziato con i personaggi di McDonaldland: il primo era stato il portatile di Van, il Maggiore McCheese.

“Greedo sorgerà di nuovo,” disse Felix. “Ho un 486 giù da basso che ha oltre cinque anni di uptime. Mi si spezza il cuore doverlo riavviare.”

“Per che straminchia lo usi un 486?”

“Per niente. Ma come si fa a spegnere una macchina con cinque anni di uptime? È come staccare la spina a tua nonna.”

“Voglio andare a mangiare,” disse Van.

“Senti un po'. Che ne dici se rimettiamo in piedi il tuo computer, sistemiamo il mio e poi ti porto al Lakeview Lunch? Dopo che ci siamo fatti una pizza puoi prenderti il resto della giornata.”

“Ci sto,” disse Van. “Sei troppo buono con noi altre merdine. Dovresti buttarci in un pozzo e picchiarci come fanno gli altri capi. Ce lo meritiamo.”

“Ti suona il telefono,” disse Van. Felix si sollevò dalle interiora del 486: dopo averlo spento non c'era stato verso di riaccenderlo. Aveva anche scroccato un alimentatore di riserva da dei tizi, spammatori, che stavano cercando di rimettere in piedi la loro baracca. Lasciò che Van gli raccogliesse il cellulare e glie lo porgesse, gli era caduto dalla cintura mentre si contorceva per raggiungere il retro della macchina.

“Ehi, Kel,” disse. Si sentiva un rumore strano e al tempo stesso indecifrabile. Statica? 2.0 che faceva il bagnetto? “Kelly?”

La linea cadde. Cercò di richiamare, ma senza nessun risultato – né squilli né segreteria. Il telefono andò prima in timeout, poi mostrò ERRORE DI RETE sul display.

“Dannazione,” disse, ma senza astio. Riagganciò il telefono alla cintura. Kelly avrà voluto sapere quando sarebbe tornato a casa, oppure avrà voluto che passasse a comprare qualcosa. Avrebbe lasciato un messaggio in segreteria.

Stava testando l'alimentatore quando il cellulare squillò di nuovo. Lo afferrò e rispose. “Kelly, ehi, che succede?” Si sforzò per far sparire dalla voce ogni traccia di irritazione. Si sentiva in colpa: tecnicamente parlando, aveva terminato i suoi obblighi con la Ardent Financial LLC l'istante in cui i loro server erano tornati raggiungibili. Le ultime tre ore le aveva spese esclusivamente per scopi personali – anche se era intenzionato ad addebitarle ugualmente all'azienda.

C'erano dei singhiozzi al telefono.

“Kelly?” Sentì il sangue defluirgli dal viso, le dita dei piedi intorpidirsi.

“Felix,” disse lei, appena comprensibile tra i singhiozzi. “È morto, oh Cristo, è morto.”

“Chi? Chi, Kelly?”

“Will,” disse.

Will? pensò. E chi cazz – cadde in ginocchio. William era il nome che avevano scritto sul certificato di nascita, anche se l'avevano sempre chiamato 2.0 . Felix emise un suono angosciato, un latrato sofferente.

“Sto male,” disse lei. “Non riesco neppure a reggermi in piedi. Oh, Felix, ti amo tanto.”

“Kelly, che succede?”

“Tutti, tutti – “ disse lei. “Ci sono solo due canali in televisione. Madonna, Felix, fuori dalla finestra sembra l'alba dei morti viventi – “ La sentì vomitare. Il segnale cominciò a vacillare, e il telefono ripropose i suoi conati come se fosse un delay digitale.

“Kelly, non ti muovere!” gridò mentre cadeva la linea. Digitò il 911, ma il telefono mostrò ancora ERRORE DI RETE non appena ebbe premuto CHIAMA.

Strappò il Maggiore McCheese da Van, lo collegò al cavo di rete del 486 e lanciò Firefox dalla linea di comando, trovò con google il sito della Metro Police. Rapidamente, ma senza farsi prendere dal panico, cercò il modulo per le segnalazioni online. Felix non perdeva la testa, mai. Lui i problemi li risolveva, perdere la testa non serviva a risolvere niente.

Trovò il modulo e descrisse i dettagli della sua conversazione con Kelly come se stesse compilando un bug report: le sue dita erano veloci, la sua descrizione esauriente; poi premette INVIO.

Van aveva letto tutto da sopra la sua spalla. “Felix – “ cominciò.

“Dio,” disse Felix. Era seduto sul pavimento del rack; si rimise in piedi. Van riprese il portatile e tentò di visitare qualche sito di informazione, ma non ne rispondeva nessuno. Era impossibile capire se ciò era dovuto perché stava succedendo qualcosa di terribile o perché la rete zoppicava ancora per l'attacco del super worm.

“Devo andare a casa.” disse Felix.

“Ti accompagno,” disse Van. “Così mentre guido puoi provare ancora a chiamare tua moglie.”

Si fecero strada fino agli ascensori. Lì vi era una delle poche finestre dell'edificio, uno spesso oblò schermato. Ci guardarono attraverso mentre aspettavano l'ascensore. Non c'era molto traffico per essere mercoledì. C'erano forse più macchine della polizia del solito?

O mio Dio –“ indicò Van.

La torre CN, un'acuminata e gigantesca cattedrale nel deserto, incombeva a est. Era storta come un ramo piantato nella sabbia umida. Si muoveva? Sì. Si inclinava, accelerando lentamente, cadendo in direzione nordest, verso il quartiere finanziario. Dopo qualche istante oltrepassò il punto di non ritorno. Fu allora che crollò. Prima si avvertì la vibrazione, poi si fece udire il boato; l'intero edificio tremò per l'impatto. Una nuvola di polvere si sollevò dalle rovine, e ci furono altri schianti mentre l'edificio più grande del mondo travolgeva un palazzo dopo l'altro.

“Sta crollando il Broadcast Centre.” disse Van. Era vero – la torre della CBC stava collassando al rallentatore. La gente correva da tutte le parti e veniva schiacciata dai pezzi degli edifici che precipitavano. Visto attraverso l'oblò, era come guardare una demo di computer grafica scaricata da qualche sito di scambio file.

I sistemisti si ammassarono attorno a loro, sgomitando per assistere alla distruzione.

“Che è successo?” uno di loro chiese.

“È caduta la torre CN,” disse Felix. Il suono della sua voce suonava lontano alle sue stesse orecchie.

“È stato il virus?”

“Cosa? Il worm?” Felix guardò il tizio, un giovane amministratore con solo piccole maniglie da tipo-due attorno alla vita.

“Non il worm,” disse il tizio.” Mi è arrivata una mail che dice che la città è stata posta in quarantena per colpa di qualche virus. Armi biologiche, dicono.” Porse a Felix il proprio Blackberry.

Felix era talmente assorto nell'annuncio – inviato dal ministero della salute canadese, se si voleva credere a quello che c'era scritto – che non si accorse che tutte le luci si erano spente. Quando se ne rese conto ricacciò il Blackberry nella mano del proprietario ed emise un piccolo sospiro.

domenica, giugno 10, 2007

Artebirra - Pasturana

Mi sono fatto un giro ieri, ma mi aspettavo qualcosa di meglio. Comunque, iniziamo con le foto:



Voti:

Assortimento di birre: 9. Difficile trovarne cosi tante tutte insieme.
Gestione delle birre: 5. Tre o Quattro birre mancanti. Molte calde. Bicchieri in plastica
Cucina: 6. Da festa di paese ma buona.
Location: 6. C'era spazio e i servizi necessari, ma troppo fuori dal mondo. E' lontana da tutti.


Scoperta piu piacevole:
Bran di Montegioco, birra scura molto corposa.

Se vi va di leggere altre opinioni sull'argomento vi consiglio il tread su birraiolo.it

venerdì, giugno 01, 2007

Continua l'eterna primavera/autunno

Che noia. E' da settembre dell'anno scorso che siamo in questa stagione ibrida ne calda ne fredda.

Dopo che ci siamo "bruciati" l'inverno sarà mai che anche l'estate faccia la stessa fine?

domenica, maggio 27, 2007

La valuta del petrolio

Eppure qualcosa di estremamente minaccioso per Washington quell’ottobre del 2000 accadde. L’allora presidente iracheno Saddam Hussein dichiarò di voler essere pagato, per il suo petrolio, in euro anziché in dollari.

i
nteressante articolo sulle possibili conseguenze di un cambio di moneta collegata al petrolio. Un pochino complottista, in tutta la descrizione non si capisce pero' se l'autore pensi che anche l'evento scatenante le guerre americane in medio oriente, quello ufficiale, ovvero la distruzione delle torri, rientri nel complotto.

Intanto cmq il dollaro vale sempre meno. Anche se e' la moneta ufficiale del petrolio.

sabato, maggio 26, 2007

Pane Carasau e Radicchio

Oggi inauguro la rubbrica di cucina con questa ottima ricetta, sperimentata giusto oggi. Non e' una creazione completamente originale, ma non mi ricordo l'autore della ricetta originale.

Ingredienti:
  • 2 dischi di pane carasau interi (o almento rotti in pezzi grossi)
  • Radicchio di Chioggia
  • Insalata verde croccante
  • Cipolle
  • Pinoli
  • Peperoncino
  • Olio di oliva
  • Formaggio duro (tipo emental)
Far soffriggere la cipolla con poco olio, fare a pezzi piccoli il radicchio. Una volta dorata la cipolla buttare il radicchio nella pentola. Cuocere non eccessivamente, deve mantenere una certa consistenza. Aggiungere in fase di cottura sale e peperoncino frantumato in piccoli pezzi (la quantita va a gusti ... io ne ho messo uno intero :D).
Una volta pronto il radicchio va adagiato sul primo disco di pane carasau. Si procede quindi ad aggiungere i pinoli e il formaggio fatto a piccole fettine (non esagerate con la quantita') e sopra queste si mette l'insalata verde in foglie, rigorosamente cruda.
Sovrapporre il secondo disco di pane carasau e infornare, nel forno gia caldo, il tutto per 5-6 minuti. Giusto il tempo che il disco inferiore di pane si ammorbidisca.

Pronto!

venerdì, maggio 25, 2007

Evoluzione ( o involuzione? )

Ho appena risposto a un paio di domande per un intervista che andrà su una rivista di marketing. Che la mia evoluzione da programmatore a markettaro sia giunta ad un punto di non ritorno ?

Naturalmente il mio nome non comparirà da nessuna parte, l'intervista ufficialmente non è a me ...

domenica, maggio 06, 2007

Nuovo progetto

Ieri sera, davanti ad una birra, è nato questo progetto : Spacca Dossi
Dateci una mano ... è per il bene di tutti !

venerdì, maggio 04, 2007

Panda e Ferrari

Un vecchio classico. Panda, 8000€ chiavi in mano, Ferrari chiavi

martedì, maggio 01, 2007

Che noia

Ore 23 e 08 del Primo Maggio, sto ripristinando i dati su un computer appena formattato. Che noia. Che noia. Che noia.

Propositi per il futuro: Evitare questo tipo di lavori. O farseli pagare molto.

Giochi vari di legno


Chi riesce a fare di meglio ?

Altri giochetti ...



lunedì, aprile 23, 2007

Il piano di Google

Ero indeciso se scrivere questo post qua, dove ogni tanto segnalo deliri, cospirazioni, e cose strane talmente strane che potrebbero (potrebbero, ripeto) anche essere vere, oppure sul blog professionale.

Google ha un piano ? In molti credono di si. Un punto di partenza è la visione di questo simpatico filmatino. Ma secondo me non arriva al punto finale.
Ok Big G sa tutto di noi. Ma cosa se ne fà ? Solo annunci pubblicitari pertinenti con i nostri interessi ? Questa è la domanda finale che si pone il filmato.

La risposta implicità è no. Sapere tutto di tutti ed avere una potenza di calcolo sufficiente per trattare questi dati in modo aggregato a cosa puo servire ?

I servizi segreti di mezzo mondo collezionano e catalogano dati personali, abitudini, interessi di persone con un certo potere e/o influenza per conoscere le loro intenzioni e prevedere azioni pericolose per il popolo per cui agiscono. Ma hanno una visione limitata del problema, perche non hanno informazioni su tutti e comunque non sono in grado di trattare questi dati in modo matematico in modo da avere una visione complessiva.

Big G ha dimostrato di avere i dati, tanti dati, e la capacità di trattarli. Cosa se ne fa quindi ? Prevede la storia con buona pace di tutti i fans di Asimov.

domenica, aprile 22, 2007

Birreria Thomasbräu

Scappatina di Venerdì sera. Poco un po lontano dall'usuale punto di partenze ma una volta ogni tanto ci sta bene.
Ottimo assortimento di birre, tra cui spiccano le FORST alla spina, compresa la mitica Sixstus.
Nel caso non sia di vostro gradimento il vastissimo assortimento di birre in bottiglia sicuramente sarà in grado di offrirvi una alternativa.

Prezzi nella media, servizio veloce ed efficiente, simpatico giardino estivo, possibilità anche di cenare/pranzare.

Mappa

mercoledì, aprile 11, 2007

Birrificio Troll




martedì, aprile 03, 2007

Selezione naturale

Una mandria di bufali si può muovere tanto rapidamente
quanto e' la velocità del bufalo piu lento, e quando la mandria e' cacciata,
sono i bufali più lenti e ammalati che sono alla fine del gruppo che
muoiono per primi.


Questa e' una selezione naturale valida per la mandria
considerata un tutt'uno, visto che la velocità generale e la salute
dell'assieme migliora con la morte regolare dei suoi membri più deboli.
Alla stessa maniera, il cervello umano può operare tanto velocemente
quanto i neuroni più lenti.

Il consumo eccessivo di alcool, come tutti sappiamo, distrugge i neuroni,
ma naturalmente attacca in primo luogo i neuroni più deboli e lenti.
In questo senso il consumo regolare di birra elimina i neuroni piu deboli,
rendendo costantemente il cervello una macchina più rapida ed efficiente.


Il risultato di questo profondo studio neurologico verifica
e convalida la relazione causale fra le uscite festaiole del fine settimana
e il rendimento dei consulenti, matematici, ingegneri, economisti, avvocati,
progettisti, etc.

Allo stesso modo si spiega il perchè dopo pochi anni aver finito l'università
e contratto matrimonio, la maggior parte dei professionisti non possono
più mantenere i livelli di rendimento dei neolaureati.


Solo quei pochi che persistono nello stretto regime di
consumo vorace di alcool possono mantenere i livelli intellettuali che
avevano durante i loro anni di studente universitario. Mentre il nostro
Paese sta perdendo il suo potenziale intellettuale, noi non possiamo
rimanere in casa senza fare nulla. Andiamo al bar!! Beviamo litri e
litri!!

La tua azienda e il tuo paese necessitano che tu sia al massimo e tu
non puoi negarti alla carriera che ti sta davanti. Animo per Dio!

lunedì, aprile 02, 2007

Raduno a modena BmwpassionClub

Google Tisp


Ok, sono in ritardo di un giorno per i pesci d'aprile ma questa è troppo bella!

Google Tisp !

IPoverSewerPipe (ovvero fognatura)

Si, il tuo cesso puo essere WiFi e collegato in fibra ottica.

Maggiori dettagli sull'homepage ufficiale dell'iniziativa (che credo verrà presto messa offline)

Per quando non funzionerà piu conservo qua sotto le foto piu belle:




domenica, marzo 25, 2007

Salone della Birra artigianale e di qualità - Milano 2007

Evento ben fatto, prezzi accettabilissimi. Con 10-15 € di spesa complessiva si entra, si porta a casa un bicchiere da degustazione e si degusta molto.

Ampi spazi, gradevole musica jazz di sottofondo, ampia possibilità di assaggiare.

Decisamente positivo.

Salone della Birra artigianale e di qualità - Milano 2007




sabato, marzo 24, 2007

Bei Ben - Bolladello di Cairate

Locale relativamente recente che punta a entrare nel settore degli spacciatori di birra di qualità.

L'assortimento non è enorme, ma quello che hanno è effettivamente raro, ricercato e buono. Da provare assolutamente le fornarine, una specie di via di mezzo tra focaccia piadina e pizza, l'ideale per accompagnare una birretta.

Tra le birre alla spina a memoria mi ricordo la O'Hara e la XXBitter.

venerdì, marzo 16, 2007

Lo dicevo io che la terra è cava !

Da MS VirtualEarth, stiamo guardando il polo sud. Come potete vedere c'è una grossa area comperta da una superfice completamente bianca, chiaramente un fotoritocco per mascherare qualcosa.

Il mio primo post sull'argomento : http://b0sh.blogspot.com/2007/02/la-terra-cava.html

Come funziona il mouse ?

Semplice, ci sono tanti piccoli giapponesi (ne avete mai visto uno grande?) che stanno sotto il puntatore e lo muovo.

E ho le prove !

lunedì, marzo 05, 2007

Frasier

Da vedere. Ogni tanto in onda in italia su Jimmy

Limiti di velocità e morti per incidenti

Dati un pò vecchi, ma gli unici che ho trovato. (non che abbia perso delle ore a farlo )

  • Italia: 6000morti 71000gravi 550000totali 58.000.000pop
  • Germania: 7792morti 65000gravi 497000totali 82.000.000pop
  • Inghilterra: 3599morti 42967gravi 327544totali 50.000.000pop

Morti in rapporto alla popolazione:

  • Italia: 103 ogni milione (130km/h)
  • Germania: 95 ogni milione (no limiti)
  • Inghilterra: 71 ogni milione (113km/h)

Qualcuno riesce a vederci una relazione ?

domenica, marzo 04, 2007

Il risultato delle fatiche di sabato pomeriggio

Era un mesetto che non la lavavo. E' venuta bene dai ...

Zythum - Fabbrica della Birra, Milano

Ristorante con cucina fusion (?), birrificio artigianale premiato nel 2001, musica da vivo, dj, eventi, animazione.

http://www.zythum.it/


Cosi dicono di questo posto. In realtà è semplicemente da evitare. Almeno come "dopo cena".

La musica live e gli "eventi" si svolgono nel lato del locale adibito a ristorante, e dall'altra parte di sente poco e si vede nulla. La birra fa schifo. Senza mezzi termini. Il costo è sopra la media, anche per i locali della metropoli lombarda. Ah, e si trova in una zona perifierica, depressa e dove sembra che rubino automobili con incredibile solerzia.

venerdì, marzo 02, 2007

Ieri sera gara di Kart !

domenica, febbraio 25, 2007

Millenote Club - Busto Arsizio

Ormai scrivo solo di locali, vabbè.

Cmq, il millenote è un piccolo locale nel centro di Busto Arsizio, che propone quasi tutte le sera musica dal vivo. Di vario genere, ma cmq sempre piu da ascoltare che da ballare. Anche perchè di spazio per ballare proprio non ce n'è. Ci si muove a fatica.

Prezzi onesti, ma con sovraprezzo sulla prima consumazione. Molto contenuto cmq. (1 euro)

Maggiori informazioni: http://www.nuovabustomusica.it/millenote.asp

sabato, febbraio 17, 2007

Dottor Malz - Rescaldina

Locale carino, buona scelta di birre e prezzi buoni. Un pò difficile da trovare se non si sà dov'è.

Tra i punti di miglioramento ci dovrebbe senz'altro essere una maggiore attenzione al magazzino. Spiego. Su 5 cose che vengono ordinare, rispondere a 2 "non c'è" forse è un pò troppo. Altra cosa, sarebbe gradita un pò di musica di sottofondo.

venerdì, febbraio 02, 2007

La terra è Cava !


No, non sono pazzo. Solo segnalo un nuovo punto di partenza per una navigazione che raschia il fondo della rete, e forse anche della mente umana.

http://www.progettoterra.it/terracava.htm

Ah, dalla mappa si vede anche un punto d'accesso in Italia, piu o meno QUA

venerdì, gennaio 12, 2007

Delurking day

Oggi è l'ultimo giorno!

Per quest'anno, s'intende.

Ho deciso anche io di aderire interrompendo il silenzio dovuto al troppo lavoro e al poco tempo, scrivendo un post sulla necessità di lasciare un segno su internet. Bello o brutto che sia.

Lurker : osservatore
Delurking : smettere di osservare, e iniziare a partecipare

Immaginette :




Immagini da : papernapkin

martedì, gennaio 02, 2007

32 Livelli in 2 ore


Certo, a gobbi con l'exp a 4x è di uno sgravio pazzesco. Il primo pull è valso ben 4 livelli :D

Sta sera però si gioca seriamente. BuffBot sul portatile e exp con l'explo su principale.

Di che parlo? di dolserver.net ovviamente...